Quella volta che ho detto no a un cliente (e ho capito chi volevo essere davvero)

Pubblicato il 17 giugno 2025 alle ore 17:18

Non è stato un “no” impulsivo.
È stato un “no” lucido, nato dopo settimane di dubbi, messaggi ambigui, richieste frettolose e quella sensazione costante che il mio lavoro non fosse davvero compreso.

Era uno di quei clienti che ti mettono subito alla prova: poca chiarezza sugli obiettivi, tempi stretti, confusione sul ruolo e una certa leggerezza nel modo di comunicare.

Quel giorno ho detto no.
E mentre lo scrivevo, ho capito chi volevo essere davvero:
Una professionista che lavora con rispetto.
Rispetto per il mio tempo, per le mie competenze , per i valori con cui costruisco ogni progetto, anche se il mio percorso è ancora in crescita. Ma anche rispetto per il cliente con cui mi confrontavo.

Fare la freelance non significa “accontentarsi di tutto”.
Essere una social media manager non significa “postare a comando”.
Non siamo lì per tappare buchi. Siamo lì per dare direzione, valore, visione.

E per farlo bene, serve un’intesa che vada oltre il contratto.
Serve comunicazione chiara, ascolto, e soprattutto, compatibilità umana 🤝.

Il mio “no” non era un giudizio.
Non era un “tu non vai bene”.
Era semplicemente un: “Forse io non sono la persona giusta per questo progetto.”
E va bene così.

Credo profondamente che dobbiamo sentirci a nostro agio quando lavoriamo.
Dobbiamo sentirci comodi, allineati, in sintonia.
Perché altrimenti non ha senso.

A volte aiuto in altri modi: consiglio contatti più adatti, oppure indirizzo altrove.
Ma se un progetto non mi fa sentire in armonia, non potrei mai dare il massimo.

E allora scelgo di non partire affatto.
Perché la qualità, per me, non è negoziabile.
E perché so che ogni volta che dico no a qualcosa che non mi rispecchia, sto facendo spazio a qualcosa che mi somiglia di più.

 

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Magari ci piacciamo e possiamo fare un ottimo lavoro insieme 💬😊.

 

 

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